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Lanusei, al banco dei testimoni ispettori di polizia e militari in servizio al PISQ: sostanze tossiche e radioattive presenti in missili e munizioni

Prosegue a ritmi serrati la deposizione dell’ispettore di Polizia Sechi, iniziato a sentire due settimane fa. Il processo, dinnanzi al giudice monocratico Nicole Serra, a circa un anno dalla sua ripresa ha coinvolto decine di testimoni, tra cui militari, cittadini e allevatori che hanno gravitato attorno all’area del Poligono Interforze del Salto di Quirra. L’accusa che pende sugli imputati è quella di non aver adottato le necessarie misure di sicurezza nelle aree del Poligono coinvolte dalle attività militari.

Granate, bombe di vario calibro, proiettili, razzi e missili emergono ancora una volta fra i materiali fatti brillare al Poligono. Difficile contarli, nel corso degli anni sono migliaia, fatti saltare in aria con panetti di tritolo anche da cinquecento chili. In particolare emerge che nei missili Nike, più volte impiegati al PISQ, sono presenti elementi radioattivi come il trizio. Nei missili anticarro di tipo Tou era invece presente amianto. Di questi missili, tra il 1984 al 2010, ne sono stati fatti esplodere circa 900.

Sotto la lente di ingrandimento delle ispezioni anche la Vitrociset, che offre al Poligono supporto logistico e tecnico. Fra alcuni operai dell’azienda, che ha una sede attigua all’area del PISQ, venne riscontrata l’insorgenza di patologie tumorali.

Nella sua lunga deposizione, l’ispettore Sechi, rispondendo alle domande del PM Daniele Loi, racconta anche del sopralluogo in Località “Arbaresus”, di cui ricorda un ruscelletto di acqua marronastra disseminato di detriti che emergevano dal suolo.
Il banco dei testimoni è passato poi ad Antonino Cangemi, ex sottoufficiale dell’aeronautica in servizio a Perdasdefogu dal giugno 2000 ad aprile 2005, addetto ai materiali speciali, ai carburanti e all’immagazzinamento delle scorte. Durante le operazioni di bonifica post-attività ricorda vagamente che i suoi colleghi usavano i guanti nel raccogliere i detriti «ma alcuni forse li usavano per il freddo -spiega il teste- non avevamo nessuna disposizione di usare guanti». Dichiarazioni che a momenti stridono con quanto dichiarò Cangemi alla Polizia di Palermo nel 2011. Cangemi riferisce anche della movimentazione di bidoni bianchi da stoccare, dei quali ignora il contenuto ma di cui solo successivamente seppe che erano tossici.

Tra le mansioni assegnategli c’era anche il recupero del materiale cosiddetto NBC (nucleare, batteriologico e chimico) che veniva selezionato tra quello da riutilizzare e quello da smaltire. C’era solo un cartello che segnalava la tossicità nell’area di stoccaggio dei bidoni bianchi, mentre nessun altro segnale era visibile all’interno dell’area del magazzino materiali speciali.

Il processo riprenderà mercoledì 22 novembre.

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