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Calcio. La bella storia di Giuseppe Virdis, in campo a 51 anni con due protesi all’anca

Giuseppe Virdis

Giuseppe Virdis  51 anni di Lotzorai, è una forza della natura, professore e coautore di manuali di psicologia editi da Zanichelli,  è sceso nuovamente in campo il 13 novembre per una partita che se nel risultato non è stata stata soddisfacente, lo ha gratificato a livello fisico. Un’artrosi bilaterale alle anche che lo costringe a uno stop con lo sport.

Il professore non molla e dopo due interventi chirurgici, torna a indossare le scarpette, prima da tennis poi da corsa, poi con i tacchetti.

«Lunedì sono tornato in campo per novanta minuti in Terza categoria con l’Esseci Sigma – racconta l’ex allenatore di Tortolì, Castor, Villagrande, Baunese per citarne alcune – società dove alleno i giovanissimi regionali 2004. Risultato a parte sono entusiasta per la risposta fisica, calcolando le protesi alle anche. Questa ” follia” è legata al fatto che i miei ultimi anni da calciatore sono stati tormentati da una precoce artrosi bilaterale alle anche. Mi è stata diagnosticata quando ormai avevo 35 anni, ma i primi sintomi, con problemi agli adduttori e progressiva diminuzione della mobilità e della velocità si sono manifestati oltre dieci anni prima, quando giocavo nella prima categoria laziale.»

«La mia immensa passione mi portò a continuare a giocare tra una sofferenza e l’altra fin quando il dolore alle anche rivelò l’origine dei problemi. Da ultratrentenne alternavo prestazioni buone ad altre condizionate dalla mobilità limitata. Cercai di resistere, anche perché ebbi la fortuna di avere i primi allenatori che mi insegnarono i movimenti del gioco a zona (Pilia, Vincis etc). Poi una lastra e mi arresi, iniziando subito il percorso da allenatore. Non avevo deciso io di smettere. Smisi per gli impedimenti della malattia. Per molti anni non ho potuto praticare nessuno sport. Fin quando un giorno mia sorella mi segnalò un articolo di giornale in cui si descriveva una nuova tecnica di artroplastica di rivestimento dell’anca (la tecnica tradizionale mi fu sconsigliata in così relativamente giovane età) Era la fine del 2011. Iniziai un percorso che mi portò a due interventi chirurgici eseguiti a Bologna, intervallati e seguiti dai canonici sei mesi per il completo recupero. »
«Tre anni fa ho potuto ricominciare a fare sport regolarmente. Scelsi il tennis e la corsa. Le prestazioni sempre migliori e la recuperata mobilità, l’intento di essere di esempio con l’invito implicito a non arrendersi mai e a spostare sempre oltre l’asticella di ciò che è considerato impossibile, unitamente all’esigenza psicologica di recuperare quel che ho perso non per mia scelta, mi hanno portato ad accettare senza esitazioni la proposta indecente dell’Esseci Sigma di indossare nuovamente le scarpette per partecipare al campionato di Terza categoria.»
«L’esordio casalingo contro il Villaputzu è stato negativo dal punto di vista del risultato (perso 4 a 2, ma a metà secondo tempo eravamo in vantaggio per 2 a 1) con un crollo finale legato alle numerose assenze e agli acciacchi di alcuni giocatori che non hanno potuto usufruire della sostituzione. »
«Ma sono molto soddisfatto per la prestazione sul piano fisico. Ho avuto, ovviamente, qualche problema coi tempi di gioco. Ma ho corso per novanta minuti senza risparmiarmi e a fine partita non ho accusato né dolori, né particolare affaticamento.»

«Il momento più bello a fine partita, quando un giovane avversario, che evidentemente aveva notato la mia data di nascita nella Distinta, mi ha avvicinato dicendomi “ Tu sei il mio mito. Farò di tutto per correre e giocare come te a 51 anni! ” Quando gli ho raccontato delle protesi si è quasi commosso e io pure, visto che ho raggiunto, almeno con lui, l‘obiettivo di testimonianza che mi ero prefisso.»

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