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Erika Orrù: la ragazza sarda che ha combattuto il bullismo con la scrittura

La quartese Erika Orrù ha sedici anni.  Vittima dei bulli, si ritira da scuola in prima superiore – dopo anni di sofferenze e di domande rimaste senza un perché – ma non si arrende. Usa la scrittura come valvola di sfogo, come modo per evadere dall’amarezza.

Così nasce il suo primo libro, “E vissero tutti dannatamente infelici” (Book Sprint Edizioni, 2017).  Il suo è un racconto che sa di tristezza e di ingiustizia. Il bullismo è un tema vivo oggi più che mai, un male che si insinua nella società e che miete sempre più vittime. Ma la sua è anche una storia di rinascita.

«Ho sempre amato scrivere, sin da piccola» ci racconta «però la scrittura è diventata una vera e propria passione nel 2015, esattamente quando ho iniziato a scrivere E vissero tutti dannatamente infelici». Un titolo che incuriosisce. «In molti ne sono rimasti colpiti, specie quando hanno capito il significato che si cela dietro» racconta la giovane quartese.

«Parla di Aurora, una ragazza che nella vita ha tutto, tranne l’amore… ama un ragazzo che non corrisponde i suoi stessi sentimenti, o così lei crede. Sì, è un libro d’amore. E molte persone hanno frainteso perché non parla di me, né del bullismo in modo diretto. E’ un libro   per tutti coloro che si sentono persi, che non trovano una via d’uscita. Parla dell’adolescenza, del dolore, della solitudine, dell’amore, della famiglia, dei sogni, del coraggio, del sapersi rialzare, dell’amicizia. Insomma, parla della vita… dei suoi lati belli e brutti.»

A scriverlo, ci ha messo un anno. «Devo essere sincera: tante volte ho pensato di non essere in grado di portare al termine il lavoro, ma puntualmente una vocina dentro la mia testa mi diceva di non mollare. Dovevo dare un degno finale ai miei personaggi e, in un certo senso, dovevo darlo anche a me, un finale. Il mio finale mi ha anche donato un nuovo inizio

Quando poi arriva il momento di stringere tra le mani il frutto di tanto lavoro, spiega, tutto appare fantastico. «È un qualcosa di forte, ciò che ho provato quando, per la prima volta, ho tenuto in mano la mia creazione. Ero incredula, pensavo che fosse tutto un bellissimo, irreale sogno. Dentro di me dicevo: “Sta succedendo davvero? Ho scritto realmente io questo libro? È vero?” E più comprendevo che, no, non era un sogno, più la gioia si impadroniva di me. Questo libro mi sta dando tante opportunità, mi sto riscattando. Mi ha dato la forza di lottare, di non mollare e di continuare a testa alta la mia vita.» Per quanto riguarda l’ispirazione, è nata dal suo cuore.

«Il mio cuore in quel periodo si stava rompendo in mille pezzi. E non lo dico per far avere compassione a chi legge, lo dico perché è semplicemente la verità. Avevo bisogno di sfogarmi, di esternare i miei sentimenti, ciò che sentivo dentro di me. Così è nata Aurora, Leon e tutti gli altri. Ognuno dei miei personaggi ha molto di me, ho lasciato in loro tanto del mio essere.» Le angherie da parte dei suoi compagni di classe iniziano presto, già dalla prima elementare. Erika è una delle tante vittime del bullismo, subdola piaga sociale molto presente nel mondo dei ragazzi di oggi e  molto pericolosa.

«Anche se in forma leggera, faceva sempre male. Indipendentemente dal fatto che fossimo dei bambini, forse le persone dimenticano che è a quell’età che tutto inizia: gli eventi che caratterizzano la nostra infanzia influenzeranno molto il nostro futuro. Con me questo è accaduto: il bullismo mi ha lasciata tante cicatrici che fanno e faranno sempre tremendamente male.» Mediante la scrittura, però, riesce a non farsi sopraffare. Adesso sta meglio, è pronta per una nuova vita.

«La scrittura è stata la mia salvezza» racconta «però il trauma che ho subito in dieci anni non andrà mai via. Certe cose non le puoi dimenticare, questo è certo, ma non lascio che questo mi ostacoli. Le sensazioni che provo adesso? Sento di essere fiera di me stessa, questo sì. Mi sono rialzata dopo tante batoste e ho realizzato il mio sogno. Credetemi, non c’è niente di più bello del sentirsi fieri di se stessi dopo aver sempre pensato di non valere nulla.»

Tuttavia, nonostante il dolore e la tristezza, non odia i suoi aguzzini, perché «l’odio è un sentimento troppo forte e non mi appartiene».  È molto matura per la sua età.  «Direi loro di smetterla, se non l’hanno già fatto» continua «Essere presi in giro non è bello, ti rende la vita un inferno e smetti di credere in te. Pensate: e se un giorno ciò che avete fatto voi lo facessero ai vostri figli? Come vi sentireste? Vi prego, smettetela di uccidere le persone con le parole. Questo non vi rende migliori di nessuno, siamo tutti uguali.»

Si rivolge poi a chi si trova nella sua stessa situazione. «Il mio consiglio è quello, innanzitutto, di non smettere di essere se stessi. Non smettete nemmeno mai di sognare. I sogni ci rendono vivi e anche coraggiosi. Se siete vittime di bullismo, parlartene con qualcuno di cui vi fidate. Non tenetevi tutto dentro, è peggio. E poi, cosa più importante, denunciate. Io purtroppo per paura (di non so nemmeno io di cosa), non l’ho fatto. Voi fatelo perché nessuno deve avere il diritto di screditarvi, di insultarvi e di prendervi in giro per ciò che siete. Nessuno!»

Non è ancora tornata a scuola, ma vorrebbe. Non ha mai abbandonato l’idea di riprendere gli studi. Intanto, ha molti altri progetti: «Per adesso ho finito con la stesura del mio secondo libro e ne sto scrivendo altri due. Sprigiono idee da tutti i pori e non smetto un secondo di scrivere. È la mia passione, come tale mi rende felice!»

Conclude: «Voglio rivolgermi a tutti i miei lettori e ringraziarli. Se sono arrivata fino a qui è anche per merito vostro. Spero che E vissero tutti dannatamente infelici vi abbia insegnato qualcosa e che vi abbia dato coraggio e forza.»

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