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La scrittrice Cristina Caboni si racconta: l’amore per api, miele, fiori e – soprattutto – libri

foto: Cosimo Maffione

Cristina Caboni, scrittrice cagliaritana quarantanovenne, ha all’attivo numerosi romanzi.

In “Il giardino dei fiori segreti” si racconta di un giardino magico, di due gemelle e di un segreto che, custodito nel tempo e nello spazio, è difficile da portare alla luce.In “La custode del miele e delle api” si trova l’amore per una terra. C’è odore di Sardegna, in questa creazione dell’autrice sarda, e la forza delle donne – una forza che è condita con coraggio e lealtà – è presente in ogni riga, in ogni virgola.

In “Il sentiero dei profumi” c’è la perdita di ogni certezza, di ogni fiducia. E profumi, profumi capaci di ristabilire gli animi, di quietare le paure. Il suo quarto romanzo è atteso per il 12 ottobre. Si chiamerà “La rilegatrice di storie perdute” e sarà pubblicato da Garzanti.

Cristina, le sue opere sono lette e apprezzate in tutto il mondo. Cosa prova quando pensa al fatto che le sue parole facciano innamorare così
tanta gente?

Piacere, stupore, orgoglio. Sono queste le emozioni che si avvicendano quando ci penso. Ma non lo faccio spesso. È come andare sulla giostra. Poi ti scombussola e ti tremano le gambe.

Quando e come è nata la passione per la scrittura? Ci può raccontare i suoi trascorsi?

La Sardegna è una terra di grandi oratori. Sono cresciuta ascoltando le storie di giganti che costruivano torri di pietra e piccole fate che nei boschi tessevano l’oro, di donne che cantavano alle api, e di giardini incantati e profumi al posto delle parole. Ho sempre desiderato scrivere, ma per una serie di motivi la consapevolezza di questa passione è arrivata in un momento della mia vita in cui la creatività era bandita. Eppure ho ascoltato questa voce, ho iniziato a mettere sulla carta i miei pensieri che sono diventati dei racconti. Ho affinato la conoscenza studiando e leggendo, poi ho collaborato con diversi mensili e settimanali nazionali. I romanzi sono venuti dopo.

Che emozioni ha provato quando ha visto per la prima volta una sua opera pubblicata?

Quello che mi è successo in realtà ha i contorni di una favola. Il sentiero dei profumi è andato all’asta in Italia e in diversi paesi del mondo prima della sua pubblicazione. Così quando ho esordito con così grande successo, ero completamente frastornata. Ogni settimana c’erano paesi che volevano i diritti di pubblicazione, interviste, viaggi. Ho vissuto tutto con incredulità, con un misto di magnifico terrore. Le cose da allora non sono poi molto cambiate. A novembre andrò in Germania per un festival letterario dove incontrerò scrittrici famose in tutto il mondo.E io sarò con loro. Il mio primo pensiero è stato quello di portarmi dietro i loro libri per farli autografare, il secondo è che adesso sono mie colleghe.

Ne “La custode del miele e delle api” il fulcro della storia è Angelica, una donna forte e saggia. Talvolta soffre, quando viene messa dinanzi al suo passato – un passato che fa male – o quando le persone si comportano in un modo che lei non comprende, mentendo o ingannando; tuttavia, si rialza e continua il suo cammino senza vacillare. Ci può raccontare come è nato questo personaggio? Chi ha ispirato Angelica Senes?

La storia di Angelica nasce da un ricordo della mia infanzia. La donna che cantava per le api in realtà era una mia antenata, di lei mi hanno sempre raccontato le mie zie, mia madre e mia nonna. Questa donna l’avevo immaginata per così tanto tempo che quando ho deciso di scrivere un romanzo sulle api, lei è apparsa con tutta la sua forza. Non è stato facile definirla, non è stato semplice comprenderla. Poi di punto in bianco mi ha raccontato la sua storia, i suoi sogni, ciò che desiderava. È una custode delle api, della sua terra, della natura. È una custode della nostra memoria. Perché noi sardi siamo gente moderna di antica memoria.

È molto interessante, sempre nello stesso romanzo, il personaggio di Margherita. La Jaja tramanda ad Angelica antichi segreti, facendo di lei una nuova custode del miele e delle api, appunto. Ci può raccontare l’amore per queste antiche tradizioni? C’è un legame tra lei, le api e il miele?
La tradizione è fondamentale. Il nostro passato viaggia con noi sotto forma di ricordi, e di esperienze. È grazie a questo sapere che possiamo affrontare il futuro con più energia, con una
consapevolezza maggiore. La memoria di ciò che è stato è fondamentale per guardare al futuro con fiducia.
 In “Il giardino dei fiori segreti” le due gemelle – Viola e Iris – sono forti, coraggiose, tenaci; sono anche molto simili seppur sostanziali differenze le rendano uniche. Sono unite da un legame che va oltre tempo e spazio. Come le è venuta l’ispirazione per questa storia così poetica, densa di magia e tradizione?
I giardini hanno sempre esercitato un enorme potere su di me. Per buona parte dell’anno scrivo, anzi vivo, nel mio giardino. Un giorno ho immaginato due bimbe piccolissime che giocavano
accanto a una fontana di pietra all’interno di un labirinto. Venivano separate, e si cercavano con le manine tese. Ho visto in quel distacco la sofferenza di chi insieme prospera, e nella
separazione soffre. Esattamente come accade all’uomo e alla natura, che in questo romanzo è rappresentata dal giardino.
Fiori: un suo grande amore?
I fiori sono una delle meraviglie del mondo, incantano con i loro colori, inebriano con il profumo, accarezzano con i petali. Sono i sorrisi delle piante.
Quanto è importante vivere all’aria aperta – o perlomeno passarci del tempo –, per lei?
Credo sia fondamentale per l’uomo trovare un luogo capace di accoglierlo, e questo è senza alcun dubbio un bosco, un prato, la riva del mare. Un fiume che scorre placido cantando sulle pietre.
Lei crede nel lieto fine, nel destino buono che alla fine riporta tutti i pezzi del puzzle al proprio posto?
La realtà è fatta di bene e male. Alcune volte ci pone davanti a infinite tragedie, dove lo strazio e le lacrime non bastano. Altre volte racconta di persone magnifiche e storie bellissime. Non desidero trovare nei libri che leggo la parte più negativa della vita, e non mi piace scriverne. Si tratta di una scelta. Io guardo con convinzione al futuro che va costruito con l’impegno e il lavoro, alle avversità della vita che vanno affrontate e superate, alla crescita come valore. In fondo, a parte l’ovvio, è tutta una questione di prospettive.
Cosa leggeva la Cristina Caboni bambina? Ora, invece, quali sono i suoi interessi letterari?
Il primo libro di cui ho ricordo, ricevuto in dono all’età di sei anni, è stata La Bibbia raccontata ai bambini. L’ho letta così tante volte da conoscerla a memoria. Dopo di lei ho letto Piccole donne, e via dicendo i classici per i più piccoli. Mia madre diceva: pochi giocattoli ma tanti libri.
Non c’è stato un giorno della mia vita in cui io non abbia avuto un libro in mano. In questo momento sto rileggendo L’arte di essere fragili, di D’Avenia, e contemporaneamente Estinzione di James Rollins. Non ho un genere preferito, leggo tutto ciò che mi interessa.
 Quale libro ha nel comodino in questo momento, in attesa di essere divorato?
La mia prossima lettura è Book Of Me di Rosy Mercurio. Un diario creativo che propone un viaggio all’interno di sé stessi attraverso una serie di lavori manuali. Mi sono imbattuta in alcune parti viaggiando nel web e mi sono innamorata. In questo libro c’è tanta verità. Noi siamo speciali, e possiamo comprenderci solo ascoltando la voce della nostra anima. Questo piccolo libro propone alcuni suggerimenti su come migliorare il rapporto con noi stessi e con gli altri utilizzando colori, carta, pennelli come se fossimo nuovamente bambini.
Ha qualcosa in cantiere?

Il 12 Ottobre sarà pubblicato da Garzanti il mio quarto romanzo. La rilegatrice di storie perdute è un libro particolare, dove nulla è come sembra. Una donna affida a un libro un segreto che è
anche una promessa, e lo lascia alle correnti del mare del tempo come se fosse una bottiglia.
Duecento anni dopo un’altra donna lo riceverà, e così avrà inizio una ricerca, e una grande avventura. In questo romanzo c’è il mio amore per la lettura e per i libri, c’è la grafologia che
interpreta i segni grafici, e la calligrafia come arte meravigliosa legata alla scrittura. C’è amore per la vita e per sé stessi. Ci sono misteri e molti colpi di scena. Spero che possa seguire la scia
dei miei romanzi precedenti e avere il consenso dei miei lettori. Proprio a loro, e ai librai è dedicato.

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