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Ogliastrini nel mondo. La storia di Francesca Demurtas, cittadina del mondo

Francesca Demurtas ha 26 anni ed è cittadina del mondo.

Ma facciamo un passo indietro. Nasce e cresce a Villagrande, paesino nel cuore dell’Ogliastra. Il suo percorso si indirizza sin da subito verso qualcosa di preciso. Vuole conoscere il mondo, Francesca, benché ancora non possa spiegare le ali. Ecco perché, desiderosa di conoscere varie lingue e culture per poter, un giorno, spiccare il volo, si iscrive al Liceo Linguistico. Fa domanda per partire con Intercultura negli USA, ma nella graduatoria definitiva non c’è il suo nome. Tuttavia, trova un modo alternativo per avvicinarsi a mondi diversi: grazie ai genitori parte a Berlino per un’intera estate; frequenta lì una scuola di Tedesco.

È qui che capisce cosa desidera: “Iniziai fin da piccola ad assaporare il gusto del viaggio e dell’indipendenza.”

Finito il Liceo, parte a Cagliari. Continua dapprima il suo percorso con le lingue, ma “sfortunatamente, terminato il primo anno, mi resi conto della mia insoddisfazione dal punto di vista organizzativo e del piano di studi che il mio polo offriva.” Quindi fa una scelta radicale: “Cambiai università, mi trasferii a Pietra Ligure in Liguria e mi iscrissi in Scienze Infermieristiche quasi ad occhi chiusi. Capii da subito di aver fatto la scelta giusta perché amavo aiutare il prossimo e amavo l’idea che questo tipo di lavoro mi avrebbe anche permesso di viaggiare. Dopo tre anni di fatiche, ma soprattutto soddisfazioni, mi laureai a pieni voti e tornai nella mia Sardegna, giusto il tempo di mettere da parte qualche soldo.” Comincia comunque a maturare l’idea che: “Per imparare le lingue il vero segreto è prendere coraggio, fare le valigie e partire.”

Poi, la svolta. L’università è finita, perché restare?, è questa la domanda che si pone. “Quindi iniziai a pianificare, pensare e scegliere la meta più adatta in quel momento della mia vita.

Avevo sentito parlare del nuovo Continente, l’Australia.” Coraggio, determinazione: ecco gli ingredienti per partire. Non è facile, certo, ma è un sogno, il suo sogno. Francesca accenna alle 26 ore di volo, a un Paese diverso, nuovo, innovativo ma inaccessibile e distante dalla nostra Italia.
Pensai e ripensai e arrivai alla conclusione che più era difficile, più era lontano, più la cosa mi intrigava, quindi nonostante famiglia e amici fossero molto scettici e impauriti per la mia decisione, prenotai il mio volo da Cagliari con destinazione Melbourne.

Perché Melbourne? Scelsi Melbourne spinta dal cuore, c’era qualcosa che mi diceva che quella era la città giusta per me. Non mi informai tantissimo sulla città o sui luoghi più belli da classico viaggiatore, perché volevo scoprirli da sola, con i miei occhi e sulla mia pelle.”

La data è fissata per l’11 novembre 2014. La valigia è piena di sogni e il cuore è carico di emozioni: così Francesca descrive la partenza: “34 ore di volo e tre scali (Milano, New Delhi e Sydney); a quel punto è in Australia”.
“Nonostante la mia super carica positiva e la voglia di mettermi in gioco i primi giorni furono tutt’altro che semplici.
Arrivai in città stordita dal volo e dal jet lag e rimasi a bocca aperta ammirando tanta bellezza e diversità, mi sembrava di essere nel futuro: ordine, pulizia, organizzazione, educazione, tanti sorrisi e un buon profumo di novità.”
La lingua è comunque uno dei più grandi scogli per chi parte. L’inglese australiano è diverso da quello che noi tutti impariamo nelle scuole, spiega Francesca; questo particolare accento suona estraneo per chi conosce solo l’inglese britannico.
Comunque, malgrado le difficoltà, non si deve mai mollare: “Non mi arresi, nella prima settimana riuscii da sola ad aprirmi il conto in banca, ad avere un numero di telefono australiano, ad avere l’assicurazione sanitaria con la Medicare e a trovarmi una bellissima casa in Docklands con vista oceano.”
Francesca ci tiene comunque a sottolineare la buona organizzazione del governo e della società australiana: “Persone professionali e gentili pronte ad aiutare e a non farsi intimorire da una persona straniera.”
Il secondo ostacolo è trovare un lavoro. Senza conoscere a fondo la lingua è difficile, non si può subito mirare in alto. Occorre fare la “gavetta”, partire dal basso – spiega, senza nessun tipo di amarezza.
“Mi feci coraggio, stampai tanti curriculum e iniziai a passeggiare nella vie della città alla ricerca di qualche ristorante. Arrivai in una zona ricca di fronte al bellissimo fiume della città, lo Yarra River, e trovai un ristorante italiano gestito da australiani: depositai il mio CV, mi fecero l’“interview” (colloquio) e nonostante la lingua mi diedero la possibilità di cominciare il giorno dopo; da questo momento con un lavoro in mano e con tutte le carte in regola iniziai la via avventura australiana ed era solo il mio decimo giorno, non potevo crederci.”
Il costo della vita è alto – dice Francesca – ma è bilanciato agli stipendi. Tutto funziona settimanalmente: affitto e stipendio. In più: “Il governo australiano impone un minimo salariare secondo la categoria lavorativa e offre bonus per i lavori durante le ore notturne, week end e festivi in egual modo a cittadini australiani e stranieri, insomma una terra che dà la possibilità a tutti di lavorare onestamente e guadagnare onestamente.”
Con il lavoro, tutto cambia. Francesca può finalmente godersi il suo sogno ad occhi aperti. “Iniziando a lavorare, iniziai a conoscere tante persone da ogni parte del mondo australiani, inglesi, francesi, giapponesi, indiani, americani, colombiani e anche tantissimi italiani: un mix di culture e di pensieri a confronto. Ingranando con la lingua iniziai anche ad essere più sicura di me, a capire e assaporare la città e la cultura australiana. Camminavo per strada e sentivo un “how are ya mate?” o un “how’s goin’ mate?” e sorridevo, tutti sorridono a Melbourne, nessuno sente lo stress della grande città e del lavoro, gli australiani sono un popolo “easy going” cioè “alla mano” nella vita, nel lavoro e nelle relazioni sociali.”
Ma, dopo un anno, arriva il momento delle Farm work. Francesca illustra meglio la situazione: “Il governo australiano offre una permanenza di un anno extra, quindi un SECONDO WORKING HOLIDAY VISA, a patto di lavorare 88 giorni nei campi o fattorie australiane. Quindi feci le valigie e mi trasferii a Shepparton, tre ore a nord di Melbourne, per lavorare in una fabbrica di impacchettamento di pere e mele.”
È duro e faticoso, certo, ma le fa guadagnare un altro anno in Australia. Allora, solo allora, decide che è il momento di fare un po’ di vacanza: “Con il piccolo gruzzoletto messo da parte, partii in viaggio ed esplorai tutta la costa est dell’Australia, da Sydney a Cairns: 2416 km di meraviglie terrestri.”
È poetico, il suo modo di illustrare posti e sensazioni. “Durante la mia avventura ho avuto modo di nuotare nell’oceano in compagnia di foche e delfini, fare un giro in kayak circondata dalle balene, fare scubadiving nelle barriere coralline più belle al mondo, lanciarmi da un aereo col paracadute e atterrare in una delle spiagge più belle del pianeta, andare in giro in barca in paradisi incontaminati, camminare nella foresta pluviale, vedere canguri saltare in immense praterie, abbracciare cuccioli di koala, scoprire, conoscere, vedere e assaporare, cose, sapori,
odori, gusti totalmente nuovi e diversi, incontrare ragazzi da tutto il mondo, scambiare idee, impressioni, dare consigli e riceverne.”
È così che impara qualcosa di importante: “Crescere fuori e dentro, questo per me è il vero significato del viaggio.”
A quel punto, torna a casa per qualche mese. Famiglia e amici la accolgono a braccia aperte. Benché talvolta pensi con malinconia alla terra e alle persone che ha lasciato indietro, sa che deve ripartire.
D’altronde è giunta a una grande conclusione: “Loro sono e saranno sempre lì ad aspettarmi a braccia aperte e a spronarmi ad inseguire i miei sogni.”

Riparte quindi a Melbourne per un bellissimo secondo anno. Emozioni e sorprese la attendono. “Trovai un bellissimo lavoro in una casa di riposo australiana, ritrovai i miei vecchi amici e tantissimi nuovi, mi divertii a scoprire sempre nuovi angoli della città e dei dintorni e non meno importante trovai pure l’amore.”
Viaggia ancora tra Australia, Tailandia, Singapore e Nuova Zelanda – nella quale racconta di aver abitato per sei mesi.
Torna a casa con un bagaglio immenso, sulle spalle, ma la voglia di continuare non la abbandona.
In questo momento, racconta, si trova a Parigi da tre mesi. È “pronta per nuove sfide”: “Nuova lingua, nuova cultura, nuove persone, nuove esperienze, tutto accompagnato da un buon bicchiere di vino rosso francese.”

Comunque, durante questi lunghi tre anni di viaggi, nessun posto le è rimasto nel cuore quanto Melbourne; lì ha trovato il posto che più soddisfa le sue aspettative e lì vorrebbe tornare, un giorno: “Città cosmopolita, culturalmente raffinata, la descriverei come un gigantesco contenitore nel quale convivono e prosperano diversi microcosmi come il quartiere italiano in Lygon Street, il quartiere Greco in Lonsdale Street, China Town in Collins Street ec Non per niente è stata eletta per sette anni consecutivi la città più vivibile al mondo: organizzata come una griglia perfetta e ordinata che vanta una esuberante vita notturna, famosa per il suo stile e per la sua eleganza.”

È categorica, poi, quando dà un consiglio a chi vorrebbe partire ma è frenato dalla paura di allontanarsi dalla propria famiglia o dai confort di casa: “Ragazzi, partite, guardate, ammirate e vivete il mondo, non abbiate paura di lasciare la vostra casa e la vostra famiglia, perche loro saranno sempre lì ad aspettare il vostro rientro. Fate le valigie e buttatevi, scoprirete quante cose belle vi stavate perdendo e quante opportunità e nuove avventure vi stavano
aspettando proprio lì.”

E continua: “Imparate nuove lingue, visitate posti nuovi, scambiate idee e opinioni, non restate lì fermi a guardare il mondo che evolve senza di voi.”

Esorta poi a essere forti anche quando la difficoltà sembrerà avere la meglio: “Sarà dura, non sarà una passeggiata, ma è proprio qui il bello: capirete quando siete forti e indipendenti, imparerete a contare su voi stessi, a fare scelte e prendere decisioni, insomma a fare la vostra strada e a crearvi il vostro futuro.”

Conclude poi con una frase che tutti dovrebbero tatuare sul proprio cuore e che riassume tutto il suo percorso: “Non abbiate paura, la vita è una sola, non dimenticatelo.”

 

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