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Saragozza, sulle sponde del fiume Ebro, tra il 2 e il 3 agosto 1936: quando la Madonna del Pilar salvò gli ogliastrini

Accade spesso, che il percorso di una storia, improvvisamente e in modo imprevedibile s’intrecci con un’altra o tante altre, quasi per ispirazione di anime che si cercano, a tua insaputa, come padre e figli, e chiedono nuovo respiro per non essere dimenticati. Spagna, Saragozza, capoluogo dell’Aragona sulle sponde del fiume Ebro. Era la notte tra il 2 e il 3 agosto 1936, primi mesi della guerra civile, che vedeva contrapposti comunisti, anarchici, brigate internazionali da una parte e falangisti, franchisti con i loro alleati fascisti e nazisti dall’altra. La Catalogna era schierata con i Repubblicani mentre l’Aragona era in mano ai Nazionalisti.

Un periodo nel quale la fazione repubblicana si era maggiormente scatenata in odio anticristiano, con l’uccisione di quasi settemila religiosi (fra i quali 13 vescovi) e diverse migliaia di laici. Un trimotore repubblicano decollato da Barcellona, consapevole dell’ effetto psicologico che avrebbe prodotto sui cattolici, si diresse verso il Santuario di Nuestra Señora del Pilar, lo sorvolò e vi sganciò sopra il suo carico distruttivo. Due di queste bombe perforarono il tetto e caddero rispettivamente davanti all’altare della Vergine e nel coro; una terza colpì il selciato esterno, a pochi metri dalla facciata principale. Nessuna di queste esplose .

Quando furono poi rimosse fu accertato che tutte erano in perfetta efficienza. Su questo Santuario mariano, il più antico forse di tutta la cristianità, la tradizione narra che fu la Vergine Maria in “bilocazione”, essendo ancora in vita a Gerusalemme, a consegnare all’apostolo Giacomo di Zebedeo, il pilar, sul quale è stata da lui stesso edificata la prima chiesa. L’attuale grandiosa Basilica contiene ancora dopo quasi duemila anni questo pilastro, meta di milioni di pellegrini, malgrado le persecuzioni dell’imperatore romano Diocleziano, l’invasione dei Visigoti, l’eresia ariana, la lunga dominazione musulmana e l’esercito napoleonico. All’interno della Virgen del Pilar, appese a una parete interna, spiccano le due bombe d’aereo del 1936.

E’ un viaggio oltre i confini temporali e spaziali, un continuo abbraccio di storie, che si rinsaldano al rientro dal mio pellegrinaggio parrocchiale in Spagna e Portogallo, presentandomi un altro forte legame tra la Spagna, l’Ogliastra e il mio paese, Bary, (Bari Sardo) da secoli intensamente legati, le cui tracce sono indissolubilmente impresse nella dedica della parrocchiale a Nostra Signora di Montserrat, nel recente gemellaggio con il monastero, nella caparbietà della torre costiera, nel registro linguistico e in tanto altro.

Sotto il manto misericordioso della Vergine, quella notte albeggiante del 1936, furono protetti anche tanti giovani sardi (fascisti e antifascisti), calati in una guerra che non gli apparteneva, arruolati per fame, attratti da una sostanziosa remunerazione: 20 lire al giorno, più un’ integrazione mensile di 150 lire versate dal governo spagnolo; nel cuore unicamente sogni di lavoro e libertà. Ma, durante tutta la guerra, nelle file fasciste morirono 219 sardi, oltre 20 sul fronte repubblicano.

Tra i miei compaesani, il 21 settembre 1938, morì il giovane Antonio Pilia. I volontari delle Brigate internazionali combatterono a fianco di Ernest Hemingway e George Orwell. Vennero a conoscenza della fucilazione del poeta Garcia Lorca, massacrato dai falangisti. Tra coloro che si erano rifugiati nel maestoso santuario di Saragozza la notte tra il 2 e il 3 agosto, era presente Tziu Giovanni Usai, nato il 24 febbraio 1913 di Tortolì, ma anche il mio compaesano Tziu Egidio Piras, nato il 19 settembre 1913.

Al loro ritorno in paese, quasi nulla raccontarono delle atrocità di quella guerra fratricida durata tre interminabili anni, quasi per esorcizzarne la tragedia interiore, ma solamente al più vicino della propria famiglia, il loro cuore raccontò” la mano miracolosa” della Vergine del Pilar. Il pellegrinaggio, occasione importante di condivisione di Fede e di momenti di amicizia indimenticabili, è stato un viaggio di valori forti , un itinerario che ha portato doni interiormente e culturalmente preziosi, nuova linfa per mettere a frutto energia e passione per un’educazione fraterna condivisa e rinsaldare ancor più i legami con la nostra sorella “Tierra de Maria”.

Luisa Carracoi per http://tottusinpari.blog.tiscali.it/

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