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Albertino, l’asinello albino con la mamma: tenerezza e amore all’Asinara

Gli abitanti dell’isola, ora, sono asini albini e mufloni. L’Asinara, prima colonia penale, poi carcere di massima sicurezza, oggi è un Parco Nazionale e un’area marina protetta. Sembra quasi un paradiso divino: per un secolo e mezzo gli animali vivevano liberi e gli uomini dietro le sbarre, 52 chilometri quadrati ad alta prova di evasione che hanno visto calcare la terra imprigionati Cutolo e Totò Riina e dove Falcone e Borsellino decidevano le strategie antimafia. Oggi l’isola è solo ed esclusivamente il paradiso degli animali: è il regno degli asinelli bianchi e grigi, delle capre, dei cinghiali, dei mufloni, dei cavalli che corrono liberi sulla spiaggia, in branchi, del falco, delle tartarughe marine, dei delfini.

Nella foto, scattata ieri mattina, si può godere di un dolcissimo quadretto familiare: il piccolo asinello bianco segue fiducioso la sua mamma e, in un momento di stanchezza, si ferma e beve il suo latte. La storia ci racconta che il nome Asinara comparve nel 1275 nella carta Pisana e fu attribuito in quanto nell’isola erano presenti asini in alta concentrazione. La tesi più probabile riguardo le origini degli asini bianchi spiega che nell’800 il Marchese di Mores, duca dell’Asinara, li importò dall’Egitto per la soma. Ma ce n’è un’altra più suggestiva che racconta del naufragio di un vascello sul finire del 1700 proveniente dall’Egitto verso la Francia, carico di asinelli che sarebbero riusciti a guadagnare la riva dell’isola dell’Asinara.

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