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Sclerosi multipla, prima infusione di cellule staminali neurali in un paziente. In Sardegna il doppio dei casi rispetto all’Italia

La media dell’incidenza in Sardegna della sclerosi multipla supera quella nazionale di oltre il doppio: 337 casi ogni 100mila abitanti. Nell’Isola, secondo i dati presentati di recente dall’assessorato regionale alla Sanità, si contano 6.225 casi: il 43,6 per cento dei malati ha tra i 16 e i 44 anni, il 47,4 per cento fra i 45 e i 64, mentre l’8,8 per cento ha tra i 65 e gli 84 anni. E la notizia, che arriva da Milano, lascia una speranza ai malati: è stata eseguita al San Raffaele la prima infusione al mondo di cellule staminali neurali – derivate dal tessuto nervoso di origine fetale – in un paziente con sclerosi multipla. L’uomo, su cui il trapianto è stato effettuato venerdì scorso, è il primo di 12 malati arruolati nel trial condotto presso l’ospedale milanese: il paziente è monitorato e sta bene. Lo studio, illustrato al congresso dell’Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) e della sua Fondazione (Fism), segna un importante passo avanti verso terapie che potrebbero essere in grado di riparare i danni al sistema nervoso dovuti alla malattia.

La sclerosi multipla colpisce nel nostro Paese 114mila persone e conta ogni anno 3400 nuove diagnosi. Mentre sono oltre 25mila gli italiani che attendono una cura, ovvero presentano una forma progressiva per la quale non ci sono farmaci efficaci. Già alcuni studi hanno testato infusioni di staminali del sangue e del midollo in persone con sclerosi multipla. Quello condotto da Gianvito Martino, direttore Scientifico del San Raffaele e capo Unità di ricerca in Neuroimmunologia, è però il primo trial a concentrarsi su quelle neurali, ovvero cellule che vanno ad agire sul sistema nervoso centrale e, per questo, potenzialmente più efficaci nel ridurre i danni.

L’efficacia di questa terapia è stata già testata nei topi. Le staminali neurali infatti, da un lato secernono sostanze capaci di proteggere i tessuti danneggiati, e dall’altro sono in grado di differenziarsi in cellule che producono nuova mielina (il rivestimento intorno alle fibre nervose) che va a sostituirsi a quella danneggiata dalla malattia. Attraverso una puntura lombare, le cellule neurali di origine fetale sono state immesse nel liquido cerebrospinale del paziente, così da raggiungere cervello e midollo. «L’obiettivo – precisa Martino – trattandosi del primo studio del genere, è testare la sicurezza della terapia. Per questo coinvolge pochi pazienti selezionati», ovvero in stadio avanzato e forma progressiva di malattia. «Siamo stati pionieri nella ricerca di terapie basate sulle staminali», dichiara Mario Alberto Battaglia, presidente Fism. «Nel 2000 ancora non si investiva nel campo. Noi ci abbiamo creduto finanziando questo percorso di ricerca. La scienza ci ha dato ragione».

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