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La trapezista cagliaritana Carlotta Zamuner racconta la sua vita sospesa a mezz’aria

La sua è un passione nata quando era ancora adolescente e che ha continuato a coltivare anche quando era incinta. Carlotta Zamuner, cagliaritana classe ’82, pratica con maestria l’acrobatica aerea,  una disciplina praticata da acrobati e circensi tramite attrezzi sospesi per aria, tra i quali il trapezio e la corda.

«Me ne sono innamorata quando avevo vent’anni e ho smesso solo quando non riuscivo per motivi di lavoro e di tempo e ho continuato a praticarla anche durante le mie gravidanze – racconta – Tutto nasce dalla passione per il circo, che ho sin da quando ero bambina. Era uno dei miei sogni nel cassetto che mi ha guidato in scelte particolari e rimane un cardine nella mia vita attuale e del mio lavoro».

L’acrobatica aerea, oltre ai classici attrezzi, è costituita da altri ancora più contemporanei come tessuti e cerchi, «sino ai più bizzarri come una sedia o un lampadario. Ho appena fatto fabbricare un mega cerchione per un nuovo progetto con il mio partner artistico e un tessuto di plastica trasparente».

Attualmente Carlotta insegna discipline aeree, pole silky e streching in due palestre di Cagliari e porta avanti due progetti a cui tiene molto: «Si tratta di progetti di interazione sonora-performativa tra “Trishira” (trio elettronico-elettroacustico) e Efedra (duo di acrobatica-danza aerea). Inoltre, sto collaborando con lo studio Vertical Dolls di Cagliari grazie a Silvia Curatti».

Un percorso di formazione iniziato quando era ancora una bambina. «Cominciò tutto quando praticavo la danza, la ginnastica artistica e l’equitazione e nell’adolescenza si è arricchito di un approccio più profondo, più teatrale e personale, grazie a due insegnanti fantastici», sottolinea.

Poi, a 21 anni, la svolta. «Io e due amiche – racconta – abbiamo progettato un circo stabile con numerose attività tra cui asilo in fattoria autofinanziato dalle loro attività di agricoltura, allevamento e spettacoli. Volevamo creare un polo importante per l’allevamento delle razze sarde e l’addestramento d’alta scuola equestre, una scuola di circo per grandi e bambini e ospitare festival e spettacoli di vario genere». Poi, però, arrivano le prime difficoltà. «Sono sorti dei problemi con i proprietari del terreno e poco dopo mi è arrivata la proposta del circo. Ho debuttato con un numero di tessuti aerei che era più contemporaneo che tradizionale».

Al centro del suo lavoro come coreografa e regista c’è «l’ espressività del corpo , la geometria, la plasticità del movimento e la ricerca di un canale di comunicazione dei mondi sommersi. Ovviamente alla base l’esercizio fisico è estenuante».

  Carlotta non tiene particolarmente a gare o competizioni sportive a livello nazionale: «In generale, non mi piacciono granché anche se inizio a prenderle in considerazione per la categoria della pole dance di coppia ma per ora sono più proiettata sulla creazione di spettacoli e performance, per i quali mi alleno quattro ore al giorno».

Sogni nel cassetto? «Vivo fantasticando in continuazione. Penso alla progettazione di spettacoli , video ,performance ,fotografie ,ma in effetti in qualche modo mi sento molto appagata dal fatto che vivo praticando ciò che mi piace. Ovviamente mi piacerebbe continuare a crescere e arricchirmi, non interrompendo mai il mio percorso formativo personale».

Qualcosa che le farebbe battere il cuore c’è: «Immagino di calcare certi palcoscenici o di collaborare con artisti illuminati come Bartabas , ma in buona parte questo sta già avvenendo: in questo momento infatti ho il grande piacere di dividere la classe con Susanna Defraia, artista del Cirque du Soleil. È meravigliosa, brava ,bella e ha un’umiltà spiazzante».

Per il futuro Carlotta sembra avere le idee chiare: «Mi piacerebbe studiare volteggio equestre e addestramento cavalli , ora sono un po’ lontana da questo mondo che non ha mai smesso di affascinarmi ma che purtroppo per mancanza di tempo e di occasioni non sto coltivando».

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