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In nome del Dio degli spaghetti, vi dichiaro marito e moglie. Succede in Nuova Zelanda

Dopo l’autorizzazione a celebrare matrimoni ottenuta lo scorso dicembre, i neozelandesi seguaci del pastafarianesimo Toby Ricketts e Marianna Fenn hanno potuto giurarsi eterno amore davanti ai propri parenti e amici e davanti al Dio in cui credono: il mostro degli spaghetti volanti.

La Chiesa, nata nel 2005, si fonda sul culto dei pirati, ritenuti i primi pastafariani. Tra le varie credenze degli adepti del culto, quella che in paradiso ci sia un vulcano che erutta birra di qualità, mentre all’inferno la birra è svaporata.

I pastafariani credono inoltre che il riscaldamento globale sia causato dalla scomparsa dei pirati dei mari, che Stato e Chiesa debbano mantenere separati i propri ruoli e che nelle scuole debba essere insegnata la teoria dell’evoluzione e non quella della creazione.

Nessun dubbio sul menù del banchetto nuziale scelto dagli sposi, ovviamente a base di spaghetti con polpette. Il rito religioso invece ha mantenuto alcune delle caratteristiche classiche di ogni cerimonia nuziale che si rispetti.  La sposa e lo sposo si sono incontrati all’altare, circondati dal calore di amici e parenti vestiti rigorosamente da pirati con curiosi cappelli e rasta.

Nessun velo per la sposa, che per l’occasione ha indossato uno scolapasta. Lo scambio degli anelli non è stato molto diverso da quello tradizionale se non fosse per i materiali usati: nessuna difficile scelta tra oro bianco o oro giallo e risparmio assicurato per i novelli sposini, che si sono scambiati vere nuziali rigorosamente di pasta e che, per suggellare il proprio legame d’amore imperituro in nome del Dio degli spaghetti, hanno pronunciato la solenne promessa di non far scuocere la pasta per il resto dei loro giorni.

 

 

 

 

 

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