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Regione: oltre 350mila Sardi al di sotto della soglia di povertà

“Sardegna sempre più povera, con una disoccupazione giovanile allarmante, e in “recessione” anche come natalità, tanto che per la prima volta in quasi un secolo nel Sud ci sono stati più morti che nati “è la fotografia di un paese alla deriva raccontanta dal rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno 2014.

In Sardegna sono oltre 350 mila, le persone al di sotto della soglia di povertà relativa e si contano 138.588 pensionati in situazione di povertà assoluta. I dati Inps, dicono che, all’inizio del 2014, si sono registrati 107.366 ultrasessantenni con un assegno mensile integrato al minimo in media non superiore a 507,95 euro, 13 euro al di sotto della soglia di povertà assoluta.

Altri 31.222 over 60 ricevono un assegno sociale medio mensile non superiore a 392 euro. Se non intervengono i parenti molti di loro rinunciano anche alle medicine e alle visite specialistiche. Nonostante ciò, si tolgono il pane di bocca per condividerlo con i figli disoccupati o per sostenere le piccole spese dei nipoti”.

A raccontare questa situazione nefasta è il rapporto Svimez sull’economia del mezzogiorno 2014 presentato la scorsa sa settimana a Roma. “Nel 2013 il Pil nel Meridione è crollato del 3,5%: la forbice resta compresa tra il -1,8% dell’Abruzzo e il -6,1% della Basilicata, fanalino di coda nazionale. E anche l’Isola è in flessione: -4,4%. Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l’Abruzzo (21.845 euro), seguita dal Molise (19.374). La Sardegna è terza (18.620), mentre la Calabria è la più povera.”

Il Rapporto parla di un Sud a rischio “desertificazione umana e industriale”, dove si continua a emigrare (116 mila abitanti nel 2013) e a non fare figli: l’ultima volta che si era verificato un fenomeno così grave risale al 1918, dopo la Grande Guerra. Nel 2013 il numero dei nati ha toccato il suo minimo storico, 177 mila, il valore più basso mai registrato dal 1861. E secondo lo Svimez nei prossimi anni sul Sud si abbatterà un vero e proprio tsunami, con previsioni di 4,2 milioni di abitanti in meno nei prossimi 50 anni.

(Ansa)

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