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Il Puc di Tortolì è tutto da rifare

Il Piano urbanistico comunale di Tortolì smontato dalla Regione e rispedito al mittente.

 

La notizia del rinvio del Puc è arrivata  nel bel mezzo della crisi in Comune. Crisi che ha visto proprio l’assessore all’Urbanistica, l’indipendente Massimo Cannas, rimettere le dimissioni nelle mani del primo cittadino.

 

In tanti si ricorderanno che il Puc  era stato il cavallo di battaglia nella campagna elettorale dell’attuale sindaco Mimmo Lerede ma ora il rischio è che questo cavallo, azzoppato, finisca per contribuire alla fine della corsa dell’amministrazione. Lo strumento urbanistico, adottato fra mille polemiche nell’ultimo scorcio di mandato della giunta Lepori e poi approvato dall’esecutivo di centrodestra,  non solo non ha avuto il benestare dagli uffici regionali ma è stato rinviato in Comune accompagnato da una marea di rilievi.

 

La verifica di coerenza, l’ultimo adempimento prima dell’approvazione definitiva, è arrivata la scorsa settimana da Cagliari e di certo non sono buone notizie. L’amministrazione comunale ha ora l’obbligo di provvedere alle correzioni dei vizi rilevati nel Piano dagli uffici regionali.

 Nell’elenco degli errori da correggere ci sono alcuni dei punti fermi del programma elettorale di Lerede, dai  Piani di risanamento previsti per gli abusi edilizi di Orrì, alle nuove zone di espansione C, passando per   le zone archeologiche.  I funzionari del servizio urbanistico hanno detto no anche alle zone rese edificabili in zona H (quelle a a rischio idrogeologico) e bocciato sonoramente i calcoli sulla popolazione futura.

 

In Comune, infatti,  avevano previsto un aumento del 7% degli abitanti della cittadina ma questo aumento  non è giustificato. Inoltre le motivazioni risultano generiche e mancano dati così come non quadrano i conti delle volumetrie disponibili. Nello specifico, ma in qualche maniera si sapeva già, la Regione ha chiesto di eliminare il comma riguardante il Piano di risanamento nella costa (Orrì) poichè i termini per poter avviare un percorso di riqualificazione urbanistica sono abbondantemente scaduti. La legge 23 del 1985, che per permetteva agli enti locali di procedere al risanamento,  non si può più utilizzare  da anni.

 

 Un’altra questione che riguarda il litorale di Orrì e non mancherà di suscitare polemiche è quella che prevedeva di trasferire le volumetrie entro i 300 metri in altre zone urbanistiche. Anche in questo caso  l’amministrazione comunale  ipotizzava un trasferimento di volumetria oltre la fascia di protezione, ma per legge non si può fare. E la Regione non manca di specificarlo.

 

Nel mirino degli uffici regionali anche le zone C ovvero quelle di espansione. Qui viene indicato un sovradimensionamento rispetto alle reali esigenze del paese.  L’amministrazione (con il parere contrario di parte dell’opposizione)  aveva accettato oltre il 70% delle osservazioni dei cittadini, “regalando” – almeno secondo la tesi contrapposta-  cubatura a macchia di leopardo senza che ve ne fosse effettivo bisogno.

 

L’esigenza di evitare un eccessivo uso del territorio si aggiunge alla necessità di escludere le zone C dalle zone H ovvero quelle a rischio idrogeologico. La giunta aveva reso alcune aree fabbricabili pur essendo in zone H, in particolare viene indicata, per fare un esempio, la fascia della circonvallazione sud del paese, a ridosso del rio Foddeddu, da sempre  a rischio esondazione.

 

 

 

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