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Teatro San Francesco: quando la buona volontà si scontra con la realtà dei numeri

teatro san francesco

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Senza fondi e senza una gestione, la struttura tortoliese tarda ad inserirsi nei circuiti teatrali regionali.

 

Sono passati più di dieci anni da quando il teatro San Francesco di Tortolì ha aperto le porte al pubblico vestito di nuovo, dopo un restauro costato molto in termini di tempo e danaro. Il bilancio di questo periodo trascorso non si chiude in positivo. La causa? I limiti strutturali e di capienza che il teatro presenta e la mancanza di una gestione. Il San Francesco, non a caso soprannominato “teatro bomboniera”, risulta troppo piccolo per i grandi eventi e troppo grande per la normale programmazione. Altra piaga quella relativa alla mancata gestione della struttura, che avrebbe certamente reso più ricco il cartellone.

 

L’assessore alla cultura del comune di Tortolì Severina Mascia, spiega: “L’ipotesi di dare in gestione la struttura del San Francesco è accarezzata oramai da diversi anni. E’ stato inserito come uno degli obiettivi da raggiungere dalla nostra giunta”. Ma le intenzioni, anche le migliori, si scontrano con la dura realtà dei numeri. “Purtroppo – sottolinea a riguardo l’assessore del Pdl – finora non si è rivelato possibile procedere in questo senso a causa della mancanza di fondi. Infatti, anche qualora il teatro dovesse essere gestito da una o più compagnie del luogo, le spese vive rimarrebbero sempre a carico dell’amministrazione. E stiamo parlando di cifre non irrisorie che il nostro Comune, tuttora privo di bilancio, non può sostenere in questo momento. Faremo di tutto, in futuro, affinché si possa riaprire questo discorso”. La città – è il giudizio di Mascia – merita una programmazione teatrale varia e di qualità.

 

Suggerisce Antonio Ghironi, presidente della cooperativa Sardegna Inesplorata: “ La soluzione migliore per una gestione davvero funzionale del teatro sarebbe la creazione di una consulta formata da tutti i rappresentanti delle associazioni interessate, dove il comune rappresenterebbe l’ente capofila. In tal modo si metterebbero tutte le associazioni nelle condizioni di sfruttare al meglio il teatro, grazie a un calendario che ne regolerebbe l’utilizzo. Soprattutto, si creerebbe un sistema di controllo e di manutenzione dello stabile e delle attrezzature in esso contenute. Il rischio – conclude Ghironi – se non ci si mette d’accordo, è che il San Francesco rimanga una struttura triste, sottoutilizzata e a vantaggio di pochi. Nel peggiore dei casi, un’opportunità persa, finita a suon di sciagurati bandi nelle mani di qualche azienda o associazione d’oltremare”.

 

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