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Civati a Jerzu: “fa sempre bene ritrovare tanta umanità”

 

Gianluigi Piras e Civati

Giuseppe Civati, 37 anni, deputato dal 25 febbraio 2013 è stato consigliere regionale della Lombardia dal 2005 al 2013. Componente della direzione nazionale del PartitoDemocratico dal 2009, nel 2012 ha annunciato di volersi candidare segretario nazionale al prossimo congresso del partito.Civati è l’unico ad essere uscito dall’aula per non votare la fiducia al Governo Letta.

 

     Leader di un associazione che si chiama Prossima Italia e promotore di tante iniziative di protesta interne al PD come occupyprimarie, ha scelto come prima tappa sarda della sua discesa in campo per la segreteria nazionale, Jerzu. L’occasione, il sostegno alla candidatura a sindaco di Gianluigi Piras. Sempre nel centro ogliastrino Civati parteciperà insieme a Piras, al neo coordinatore regionale di ANCI Alessio Mandis ed al ricercatore dell’università di Varese Gianluca Ruggieri, ad un laboratorio di partecipazione politica dove si parlerà di energie rinnovabili e che vede impegnati circa 50 ragazzi e ragazze dai 16 ai 29 anni provenienti da tutta la Sardegna.

 

 

        “Il PD cambi o ne facciamo un altro”.  Cosa ci fa ancora nel PD?

 

       La citazione giusta in realtà era “il PD cambi o lo facciamo da un’altra parte”. Teoricamente il PD dovrebbe essere la casa delle donne e degli uomini di sinistra. Una sinistra che per me è moderna ma che fa anche delle cose che possono essere ascritte al pensiero di destra o liberale. Pensiamo per esempio al conflitto di interessi. La destra italiana è molto lontana dall’idea di conflitto di intereressi, ma in realtà quello di “conflitto di interessi” è un concetto liberale come lo è anche l’approccio legalitario. E’ incredibile che nel nostro Paese la sinistra debba fare delle cose che altrove fa la destra. Per cui non è una sinistra burocratica o tradizionale quella che io voglio interpretare. Mi piacerebbe che fosse però un pensiero critico verso le cose che non funzionano nella società e non questa quiescenza e “morbidezza”, per usare un eufemismo, verso le cose che non vanno bene. Perché oggettivamente, negli ultimi tempi, ne son state fatte molte di cose di questo tipo. Si chiama “riformismo” ma in realtà è un riformismo che di riforme ne ha pochissime e ne auspica poche.

 

       Come mai, invece di limitarsi a non dare la fiducia al governo Letta, non ha pensato di  dimettersi da parlamentare?

 

       Perché in realtà il mio dissenso è stato un dissenso anche molto motivato da una certa situazione, un dissenso molto ragionato, perché la mia critica è anche al fatto che non si può chiedere un voto, un ordine di partito, quando il partito non ha mai discusso delle cose che abbiamo votato. Noi ci siamo trovati a discutere del governo Letta dopo che il governo Letta era già stato insediato. La mia critica era soprattutto sulle modalità. Noi in pratica abbiamo determinato, qualcuno dice per caso qualcuno motivatamente, una serie di “dinamiche” che ci hanno portati a soluzioni che non erano quelle da cui eravamo partiti. Siamo precipitati verso una situazione che io non condividevo e che ho chiesto più volte di moderare sotto certi aspetti, quali la durata e la composizione del governo, ma anche sul modo di leggerlo. Perché quando è stato presentato, il governo Letta, era il governo Moro-Berlinguer.  Ma questo mi sembrava irrispettoso sia verso Moro e Berlinguer sia verso il travaglio della discussione che invece allora accompagnò DC e PC nel fare un governo del genere. Noi invece abbiamo fatto un governo così negando di volerlo. Per quanto riguarda il dimettermi da parlamentare, spero che si dimettano tutti e spero in una reazione in tempi ragionevoli. Perché la cosa che più mi dispiace è che io non volevo fare un gesto isolato. Si poteva votare la fiducia ma con una posizione più critica da parte di altri del PD. Cosa che invece non c’è stata perché prevale un certo conformismo.

 

               

       Si dice fiducioso nelle alternative. Ma come si sta in un partito di questo tipo? Che prezzo ha avuto e ha ancora la libertà?

 

Il prezzo è altissimo perché è stata una scelta talmente dura e al limite del regolamento che ovviamente comporta tutta una serie di reazioni non esattamente edificanti. Perché a me sarebbe assolutamente convenuto votare la fiducia, fare come tanti altri che dicono “non sono d’accordo ma lo faccio per disciplina di partito”. Secondo me in alcuni momenti, che potrebbero essere anche gli unici in una seconda legislatura molto breve, bisogna anche dare rappresentanza a un sentimento forte e comune. Sentimento che abbiamo visto stasera qui sulle facce della gente presente a questo incontro,  ma che è lo stesso visto ieri vicino a Verona e a inizio settimana a Milano. Un sentimento di grande disagio che si riscontra ovunque. E trovo incredibile che il PD di questo sentimento non se ne faccia carico. Uno può anche fare una cosa che non voleva fare, però deve anche ospitare le contraddizioni o chi le segnala, perché altrimenti non ci siamo capiti.

 

       A che punto sono i lavori per il cantiere della nuova sinistra? Le convergenze delle forze politiche di sinistra potranno arrivare alla creazione di una coalizione che metta in primo piano la solidarietà sociale, il lavoro e il rilancio della nostra economia?

 

Secondo me si e anzi dirò di più! Lo schema deve andare da un altro grande escluso di questo governo, che è il cattolicesimo sociale (perché i ministri sono soprattutto di comunione e liberazione che non è sicuramente quel cattolicesimo al quale io penso di rivolgermi) alla contestazione e alla critica anche molto forte che altri soggetti esprimono ma che non devono necessariamente entrare nel PD o nel soggetto rinnovato. Sono stato alla manifestazione della FIOM e francamente penso che se la sinistra non ha interlocuzione con questi soggetti sociali non capisco a cosa serva. Se l’unica preoccupazione è quella di dire, un po’ alla Nanni Moretti, “vado, non vado”, “mi si nota di più”, “vado ma ci sto poco”, “mando qualcun altro” è grave. Nella FIOM ci votano in tanti. Davanti a questi soggetti che comunque esprimono una rappresentanza sindacale e sociale, che hanno espresso anche posizioni che possiamo non condividere, cosa dovremo fare? Rispondiamo che non ci andiamo? Diciamo almeno “non vengo alla manifestazione ma chiedo un incontro la settimana prossima per discutere della piattaforma che hai presentato”, o “non vengo alla manifestazione perché ritengo che il governo vada difeso ma capisco le cose che mi stai dicendo”. Cioè c’è da fare un po’ di politica altrimenti la loro essenza, la loro ragione sociale, la loro sostanza, vengono assolutamente a mancare.

La rivendicazione della politica. 5 Stelle, mille domande, qualche risposta”. In riferimento a questo libro  presentato a Jerzu, qual è la vera antipolitica? E cosa la politica ufficiale dovrebbe prendere di buono dal  populismo  grilliano per la creazione di quel “partito contemporaneo” capace di interpretare le spinte che vengono dalla società e indirizzarle verso un cambiamento culturale che vedrà il consenso dei molti fronteggiare le lobby dei pochi?

Io credo che a tutte le domande, anche a quelle più sgradevoli bisogna rispondere, anche se con qualche parolaccia. Se tu sei convinto che il sistema del finanziamento pubblico dei partiti va bene così, lo dici, sennò lo cambi. E non lo fai perché te lo dice Grillo, ma perché è una riflessione che tu hai fatto sulla base di un tormentone che attraversa l’opinione pubblica. Intervieni dando una risposta sulla base di come hai riflettuto e pensato. Credo moltissimo a questo dialogo, che deve esserci! Perché la politica non deve fare proposte ma dare risposte. Non deve avere la presunzione di imporre da zero gli argomenti ma deve saper interpretare le cose che la società esprime in qualsiasi sede. Non è possibile che noi discutiamo ancora delle coppie di fatto come una cosa atipica. Allo stesso modo davanti a una coppia omosessuale io non devo andare ad interpretare la coppia gay, ma devo giustamente garantir loro gli stessi diritti perché sono persone e in quanto tali tutte uguali davanti alla legge, alla cittadinanza, alla costituzione. Lo stesso farò sui bambini stranieri ma anche sui corruttori. Perché prima ti dicevo che la sinistra non deve essere così manichea e banale? Perché alla fine l’eguaglianza in una società così evoluta come la nostra è sinonimo di concorrenza leale. Quindi il concetto della tradizione di sinistra in realtà si sposa completamente con l’esigenza che può essere quella di un’azienda che partecipa ad un appalto pubblico e che non deve vedere la vittoria legata al fatto di avere un parente tra gli assessori.

 

Questi temi sono principalmente temi di forte coesione sociale. Perché un Paese che continua a vivere sull’evasione, sulla corruzione, sui conflitti di interesse, che non sono solo di Silvio Berlusconi, sull’ambiguità e sulle mezze parole, non va da nessuna parte. Per quello io oggi parlavo di riscatto… E dobbiamo farlo noi. La politica oggi non è avere manuali più o meno verosimili, ma è prendere un impegno politico, morale ed economico su queste cose qua. Che francamente, poi, non sono nemmeno cose prettamente di sinistra, ma sono cose da fare oggi in Italia. Quelli che dicono “bisogna fare come Blair o come Obama” son dei cretini, perché qui c’è un problema ed è il nostro! Come tra l’altro c’è un problema diverso in Sardegna rispetto per esempio alla Lombardia. Il problema principale è che le regioni italiane tendono a rassomigliarsi verso il basso ultimamente. Perché c’è un disagio sociale anche nelle regioni ricche, perché la corruzione e la criminalità stanno andando un po’ dappertutto, perché il disamore verso la politica è un dato assodato e il voto a Grillo ne è stato una prova. Mi viene da pensare a Benigni che quando gli fu chiesto se si considerava il Woody Allen italiano lui rispose che era più credibile come la Anna Magnani svizzera. Noi dobbiamo dare una soluzione che è nostra, intessuta con le trame sociali dei nostri concittadini, non basati sul modello svedese.


 

      Sostiene che “se uno è giovane non è necessariamente meno appassionato di quelli che hanno maggiore esperienza”.  Sceglie, come prima tappa sarda della discesa in campo per la segreteria nazionale, Jerzu, anche per sostenere Gianluigi Piras. Cosa si sente di dire al giovane candidato sindaco, ora in campagna elettorale e, in caso di vittoria, successivamente?

 

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