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Ogliastrini nel mondo. Francesca Taccori, da Tortolì al Perù

Francesca Taccori, tortoliese ventisettenne, dopo una laurea in Servizi Sociali conseguita presso l’Università di Firenze, ha deciso di fare il grande salto: abbandonare le teorie e passare ai fatti. Oggi vive in Perù e lavora con i bambini e i ragazzi desiderosi di trovare un riscatto sociale ed economico. Una piccola grande donna, dimostrazione vivente del fatto che per far avverare i propri sogni non servono parole e lamentele ma grandi dosi di coraggio, passione, competenze e amore per la vita e il prossimo. Conosciamola meglio.

Il tuo percorso di studi quanto ha influenzato la tua scelta di vita?

Tantissimo. Il sociale in generale e la figura dell’operatore sociale in particolare, ultimamente sono state piuttosto screditate in Europa. Vuoi per i tagli, vuoi per la crisi, in Italia dopo la laurea non ho trovato le situazioni lavorative e umane che andavo cercando. Così mi sono trasferita in Spagna, dove per un certo periodo ho lavorato con una ONG che si occupava di inviare aiuti umanitari in Perù. Questa esperienza mi ha fatta riflettere: perché aiutare i ragazzi peruviani da una scrivania quando vi era la possibilità di farlo personalmente? Qualche settimana preparavo lo zaino per partire.

Dove ti trovi in questo momento e di cosa ti occupi?

Mi trovo in Perù, precisamente a Puno, una cittadina a 3800 metri sopra il livello del mare, accanto al lago Titicaca. Attualmente lavoro in una scuola che segue il Prominats, un programma di microfinanza volto ad aiutare i bambini e gli adolescenti ad avviare una loro piccola impresa. Molti leggendo queste righe storceranno il naso pensando al lavoro minorile. Quello che si deve capire, però, è che in questo paese sin dalla giovanissima età, bambini e bambine lavorano per aiutare economicamente le loro famiglie. Partendo dal presupposto che il lavoro minorile esiste ed è parte dell’economia del paese, con il nostro progetto cerchiamo di combattere lo sfruttamento e le condizioni lavorative a rischio. In questo modo tuteliamo  i Nats (Ninos Adolescentes Trabajadores) e garantiamo anche che possano proseguire i loro studi.

Cosa ti ha spinta a partire?

La voglia di conoscere una realtà totalmente diversa dalla mia. Solo vivendo qui, infatti, sono riuscita ad abbandonare la mia visione europea e a capire tante cose, sul mondo e su me stessa. Puoi studiare, puoi leggere e vedere documentari ad oltranza, ma non saprai mai davvero nulla se non lo toccherai con mano, se non lo proverai sulla tua pelle. Vivere con questi bimbi e confrontarmi ogni giorno con loro è un’esperienza impagabile e che mi accompagnerà sempre. Io ho ventisette anni ma questi dolcissimi nanetti sulla vita ne sanno molto più di me. È un continuo imparare, sorprendersi, crescere.

Come appare l’Italia da laggiù?

L’Italia in Perù appare come un mondo meraviglioso (se solo sapessero!). La maggior parte di loro (bambini ed insegnanti) non sanno nemmeno che lingua si parli in Italia e mi chiedono se torno in autobus per vedere i miei genitori. Sono incuriositi ed affascinati dal nostro paese. Nel pensiero comune Italia è ancora pizza e Colosseo.

Pensi di tornare?

Ho un biglietto di ritorno per dicembre ma sto già progettando un 2014 lontana dall’Europa. Amo il Sud America e mi piacerebbe anche fare un’esperienza in Asia o in Africa. Chissa’…

Viaggiare è…

Da circa un anno a questa parte il mio concetto di “viaggiare” è cambiato. Non mi basta più la classica vacanza, voglio conoscere l’essenza dei posti che visito. Mi piace parlare con il vecchietto che sta nella piazzetta o con la mamita del mercato. Quando scelgo le mete dei miei viaggi cerco qualche posto poco conosciuto o alternativo, non a caso Machu Picchu non e’ tra le mie prossime destinazioni.

Cosa ti manca della Sardegna?

I culurgioni, il sorriso dei miei genitori, il mare, cantare in macchina con le mie amiche.

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