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Sport. Intervista al mister Lello Floris

Mister Floris? Graaaaandissimo!  Trentuno anni ancora da compiere ma la tempra di un allenatore navigato, che ha vissuto già più di mille battaglie in panchina. Antonio Floris di Tonara, Lello per tutti, è il personaggio sportivo del momento. Smessi gli scarpini da calcio ha preso pieno possesso di cronometro, fischietto e cartelletta piena di numeri, schemi e movimenti. Sul rettangolo da gioco ora passa ore a urlare come solo lui sa fare, consegnare le pettorine, impartire movimenti e richiamare posizioni. Viceallenatore del Selargius (squadra che milita in serie D), allenatore della squadra juniores alla guida della quale si è guadagnato la partecipazione alle fasi nazionali di categoria,risultato storico e unica rappresentatrice della Sardegna a livello nazionale. Un pò Serse Cosmi,un pò Sannino,un pò Carletto Mazzone, mister Floris racchiude in sè tutti gli aspetti veraci e “animaleschi” di questi personaggi del panorama calcistico italiano. Sta bruciando le tappe e salendo alla ribalta, proprio come il suo illustre figlioccio, l’attaccante del Cagliari Calcio, Marco Sau.

Ci parli prima di tuo figlioccio o di te?

Provengo da Tonara, paese ora molto noto non solo per l’ottimo torrone e i campanacci ma perchè è il paese di origine di Marco Sau, bomber del Cagliari e mio figlioccio. Con lui ho uno splendido rapporto ci sentiamo spesso, sopratutto ultimamente: devo fargli i complimenti viste le ottime prestazione che sta sfoderando.

Lo trovi cambiato? Il suo nome ormai è ovunque, le big lo seguono e si parla anche di nazionale.

Lui è tale e quale a quando è partito: l’emblema della semplicità e dell’umilta che sono, secondo me, le armi piu importanti per arrivare in alto. Ha una grande ambizione (come è giusto che sia) e credo che stia attraversando un processo di maturazione calcistica iniziato con Zeman e si sta completando nella massima serie visto che per caratteristiche è un attaccante moderno: grande velocità, dribbling rapidissimo, senso del goal elevato, movimenti da vero attaccante. Può fare la prima punta come la seconda punta o quella esterna.

Passiamo a te, al tuo esordio.

Muovo i primi passi nel campo del mio paese dove tutti giocano a calcio, anche le bambine. Siamo una bella leva calcistica, che ci porta a vincere tutti i campionati giovanili e di andare (nel lontano 1994) a rappresentare la Sardegna alla fase nazionale a Coverciano. Esordisco giovanissimo in prima squadra all’eta di 14 anni, disputando sempre campionati di buon livello. Finchè nel 2000, dopo un bel campionato vinto col Tonara, vengo chiamato da La Palma Monteurpinu in promozione e qui completo la mia maturazione calcistica grazie alla presenza in squadra di compagni di alto livello e sotto la guida tecnica di un grande allenatore come Sandro Portoghese. L’anno successivo il Tonara non mi vende, quindi rientro alla base per ritrovare i vecchi amici ma per alterni motivi non riusciamo mai a vincere il campionato. Passo nel 2004 all’Orrolese e due anni più tardi a Seui, mentre la mia ultima esperienza da giocatore è stata nel Girasole, con quale vincemmo gli spareggi per salire in prima categoria, risultato storico per il paese ogliastrino.

Quando è iniziata la passione per la panchina?

Mi iscrissi in Scienze Motorie a Cagliari e iniziai così a vedere il calcio anche con un’altra ottica. Divenni ancora appassionato di metodologie di allenamento e fisiologia più di quanto già non lo fossi come giocatore e nel novembre di tre anni fa arrivò la prima grande occasione. Ricevetti la chiamata di Mario Orrù, allenatore del Sant’Elena in eccellenza, che mi chiese di collaborare con lui come preparatore atletico. Iniziò una grande esperienza. L’anno successivo seguii Orrù al Villacidro, sempre in eccellenza.  Poi  si presentò l’occasione da non perdere, ossia la chiamata dal Selargius.

Hai notato qualche novità, metodologie di allenamento particolari?

La mia passione aumentò ancora di più, vidi cose nuove e il lavoro che si svolgeva sul campo dopo un’accurata e meticolosa preparazione a tavolino. Un lavoro e una organizzazione scrupolosa, una divisione specifica di tutta una serie di compiti, che sfociava nella prestazione domenicale. Così, ancora più convinto di percorrere fino in fondo questa nuova strada, nel dicembre del 2011 feci domanda per il corso allenatori di base Uefa B e conseguì il patentino qualche mese piu tardi con ottimi risultati.

Quando hai iniziato per così dire “a camminare da solo”? La prima panchina tutta tua.

A Villacidro con mister Orrù le cose andavano male a causa di alcuni problemi relativi alla società, quindi mollai e quasi subito mi chiamarano da Seui in seconda categoria per allenare! Presi la squadra in crisi di punti e di identità, infilammo otto vittorie e solo una sconfitta, primo posto a pari punti con lo Jerzu con quale poi perdemmo lo spareggio-promozione ai rigori ma comunque la squadra dopo ulteriori spareggi fu ripescata in prima, per la prima volta nella sua lunga storia.

Bella soddisfazione, la prima tutta tua diciamo.

Esatto. Per me doppia,visto che si parlava di come la squadra avesse la mia impronta. Una cosa significativa ,come un quadro di un pittore,con il suo stile e i suoi colori.

Le richieste sono iniziate ad arrivare, immagino.

L’estate successiva  mi arrivarono diverse proposte per allenare ma i progetti non mi interessavano tanto. Il calcio non è solo soldi a questi livelli,ci sono tante altre cose da valutare prima della questione economica. Almeno io la penso cosi.

Poi è arrivata la grandissima occasione.

A quanto pare feci un bel lavoro anche al Selargius e fui apprezzato sia come tecnico che come persona. Mister Vincenzo Fadda mi chiese se avessi intenzione di fare il suo vice al Selargius e poi di seguire anche la junores nazionale con la linea dettata dalla società, cioè con allenamenti in sintonia con la prima squadra e in funzione di essa. Stessi orari, stessi programmi di lavoro.  Insomma, per preparare qualche ragazzo del vivaio a calcare i campi di serie D, per curare il serbatoio della prima squadra. Superfluo dirlo, ma accettai ancor prima che finisse la frase. Iniziammo a fine luglio la nuova avventura in serie D e poi ad agosto partii alla guida della junores, che fu completamente rifondata. Fu capace di una strepitosa cavalcata, arrivando al secondo posto in campionato. L’epilogo di questa cavalcata vincente l’ha avuta con la vittoria di qualche settimana fa contro il Porto Torres per 3 a 1, che ci ha fatto staccare il biglietto per la fase nazionale in cui rappresenteremo la Sardegna.

Che tipo di allenatore ti reputi?

Un allenatore moderno. Sono giovane e ho tanto da imparare, con dedizione ed umiltà. Prediligo un gioco sempre offensivo e propositivo. Faccio dell’organizzazione difensiva la base su cui impostare la squadra, per poi poter offendere sempre nei limiti del possibile.

Più Carletto Mazzone o Francesco Guidolin?

Decisamente Mazzone! Mi ritengo un “animale da campo”, mi piace sporcarmi con i ragazzi e vivere allenamento e partita. Sono molto preciso per quanto riguarda orari e regole che credo siano alla base di tutto.

Il tuo modello di allenatore?

Non mi ispiro ad un allenatore in particolare, perchè penso che ognuno di noi ci debba mettere del suo. Stimo molto Zeman perchè è un grande insegnante di calcio e ora mi piace molto Conte perchè ha un gran carattere e tia fuori sempre il massimo dai ragazzi, andando anche oltre.

C’è qualcuno a cui devi dire grazie?

Dal punto di vista professionale devo tutto al Mister Fadda, che crede tanto in me ed è sempre prodigo di grandi consigli, anche non calcistici. Credo che ora sia uno dei top a livello regionale come allenatore e credo possa fare bene anche in categorie superiori.

La prossima panchina quella del Cagliari?

Non so ancora dove voglio arrivare. Non amo mettermi limiti. Con umilta si vedrà. Il mio unico vero obiettivo ora è conseguire la laurea, anche per dare una soddisfazione alla mia famiglia che mi ha sempre seguito e sostenuto. Sono i miei primi tifosi.

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